..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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mercoledì 29 novembre 2017

L’economia come disarmonia e conflitto

Non c’è un tempo, non c’è un luogo, un’esperienza umana dove la supremazia dell’economia abbia mai prodotto alcuna soluzione globale. L’economia al posto di comando significa inesorabilmente disarmonia e conflitto, perché ogni volta che essa funziona, funziona soltanto per un settore o per una parte (se poi non funziona non funziona per nessuno se non per LORO). Bilanci, fatturati, e indici di produzione appartengono a una grande bugia, perché nel mondo sottomesso all’economia, in testa a tutte le classifiche c’è la produzione di infelicità. Questa è la merce definitiva, il prodotto dei prodotti.
Perché l’economia non domina soltanto l’esistenza sociale, ma è scivolata ben dentro le menti, i comportamenti, le relazioni personali: guadagno, risparmio, investimenti, ricavi e costi, sono categorie che l’umanità è arrivata ad applicare a ogni circostanza; in questo senso l’economia è la più diffusa e micidiale delle sostanze inquinanti, la vera droga pesante con miliardi di tossicodipendenti. Il prezzo antropologico che l’umanità paga per qualche dose/bustina di benessere economico è lo sterminio e la depressione delle ricchezze vitali.
Non è certo nelle mani degli economisti che c’è un futuro per l’economia. Perché come tutti coloro che pretendono di seguire una fredda oggettività, gli economisti costruiscono una disciplina estranea alla ricchezza vitale. E ormai sempre più una disciplina separata, specializzata, freddamente oggettiva e razionale, non è soltanto odiosa, è anche profondamente stupida.
Alleggerire l’economia da ogni primato e da ogni privilegio è il solo modo per riservarle una possibilità di salvezza (sempre se vale la pena salvarla).
È in una dimensione di ricerca globale di nuove forme di vita, che ci potrà essere una terapia per l’economia. Alla borsa, nelle banche e nelle menti andrebbe messo un cartello con scritto: senza espansione della felicità niente sviluppo economico.

sabato 25 novembre 2017

Fuori dal gregge

lo vivo fuori dal gregge; vi rifuggo tutti, voi. i vostri pastori e i vostri cani. Ho detto addio a tutto ciò che vi appassiona; ho rotto con le vostre tradizioni; non voglio saperne niente della vostra società pazzoide; le sue menzogne e la sua ipocrisia mi disgustano. In mezzo alla vostra falsa civilizzazione io mi isolo; mi rifugio in me stesso; non trovo pace che nella solitudine. Non voglio più frequentarvi; mi metto al riparo da voi, perché siete tutti colpiti dalla follia: vi affannate per vivere più velocemente; vi affrettate, correte, vi spurgate. La vostra esistenza febbrile vi impedisce di pensare, di sognare, di sentire. E tutta questa frenesia non ha altra causa che il vostro accanimento per il guadagno: guadagnare denaro è per voi la legge suprema; arricchirvi, ecco il vostro unico scopo.
Non sapete che lavorare, sudare e votare. È per lo sporco denaro. questo dio della nostra sporca epoca. che dichiarare la guerra; è per lui che uccidete e vi fate uccidere. Vi rendete infelici per lui; vi esaurite. Vi suicidate per lui. Non vi passa neanche per la testa di ridurre i vostri bisogni, di rinunciare ai vostri desideri, di pacare il vostro cuore. Nessuno di voi manifesta l’intenzione di rompere con l’infernale stato di cose attuale.
Ah! Siete stati gettati nell`ingranaggio sin dalla nascita. Ma che dico? Prima che veniste al mondo, la vostra sorte era già decisa, la vostra vita tracciata e, da che avete fatto la vostra apparizione, vi hanno sottoposti a ogni sorta di influenza, familiare innanzitutto, scolastica poi, più avanti militare, e infine sociale.
Vi hanno insegnato a modellare la vostra esistenza su quella dei vostri genitori; hanno diretto i vostri sentimenti; hanno soffocato le vostre aspirazioni; vi è stata insegnata una morale; vi hanno inculcato delle credenze religiose; vi hanno prescritto doveri civici, obblighi mondani; vi hanno plasmati, impastati, triturati; vi hanno stritolati sotto tutte le convenzioni, sotto tutti i pregiudizi, sotto tutti gli errori.
Vi hanno imposto regole; vi hanno circondato di costrizioni; vi hanno eretto davanti barriere; vi hanno assegnato limiti; vi hanno forgiato catene. Hanno talmente annichilito la vostra individualità che infine avete perso la coscienza di voi stessi. E quando un non-conformista, facendo tabula rasa dei falsi valori, cerca di spiegarvi il sublime poema della vita, di svelarvi la verità, di denunciare gli artifici che la snaturano, le convenzioni che la mutilano, le menzogne che la imbruttiscono, vi rifiutate di ascoltarlo. Se questi prova a purificare il vostro spirito elevandolo al di sopra dei miasmi morbosi che esalano dalla materia, se vi predica la vita interiore, la sola che sia degna di essere vissuta, voi sogghignate e lo prendete per pazzo, lo alienate.
Sub-umani radunati in greggi, avete tutti la stessa mentalità gregaria; belate tutti, con lo stesso tono, gli stessi luoghi comuni.
È per questo che vi rifuggo, voi, i vostri pastori e i vostri cani.


Henri Gustave Jossot

martedì 21 novembre 2017

Auguste Vermorel

L'oggetto del socialismo è sopprimere il governo, abolire il principio arbitrario dell'autorità e sostituire alla gerarchia dei poteri politici l'organizzazione delle forze industriali.
È meglio per il popolo, o per la minoranza delle persone che sono consapevoli della loro idea, astenersi dal votare contro i suoi principi e contro la sua coscienza.
Ciò che si chiama libertà, nel linguaggio politico, è il diritto di fare leggi, cioè di incatenare la libertà.

Auguste-Jean-Marie Vermorel
Comunardo 1841-1871

lunedì 20 novembre 2017

Do It Yourself

Il motto Do It Yourself (DIY), cioè letteralmente fatelo da soli o fatelo voi stessi, presente spesso nella cultura punk, è l'invito a non delegare ad altri ciò che possiamo fare noi stessi.
L'etica del DIY è liberamente associata al punk e a vari movimenti anticonsumisti che rifiutano l'idea che ogni cosa di cui un individuo necessita debba essere per forza acquistata. Un famoso slogan anarcho punk difatti recita: «DIY not EMI'»; questa vuole essere una presa di posizione consapevole contro le major della distribuzione musicale. Molte delle prime band anarcho punk sono state edite dalla Crass Records, casa discografica di autoproduzione dei Crass.
Il DIY è un pensiero che può essere applicato in qualsiasi ambito della vita quotidiana, ma è comunque una chiara presa di posizione anti capitalista. Nello specifico campo della musica ci si riferisce a quegli artisti che, opponendosi al sistema stabilito dall'industria musicale attuale, preferiscono autoprodursi e autopromuoversi con mezzi propri. Un altro aspetto importante del DIY è la produzione e distribuzione di fanzine, ossia giornali autoprodotti, che cercavano di diffondere notizie e idee della scena punk. In Italia una delle prime esperienze di autoproduzione con le fanzine fu OASK?! degli Indiani metropolitani nel "77; questi ultimi erano i fricchettoni e rappresentavano il primo movimento punk italiano, che in comune al punk inglese, nato nello stesso periodo, aveva l'impostazione nichilista, ma era un movimento libertario sorto come politico-ideologico, a differenza di quello inglese che prendeva le mosse semplicemente dalla cultura rock.
Il movimento che si ispira al DIY non è omogeneo, ma dal punto di vista politico esso assume un significato alternativo allo strapotere dello Stato e del capitalismo. Coloro che si ispirano a questo slogan sono molto spesso legati al movimento anarchico, quindi legati al principio dell'autogestione e dell'autonomia. La necessità di creare, di avere una certa indipendenza rispetto all'industria e alle multinazionali, in modo da sganciarsi dalle loro politiche consumistiche, li porta spesso a trovare soluzioni personali gratuite o a basso costo che vanno in antitesi alla mercificazione dominante.
In parole semplici, il fatelo da soli è una forma di autogestione, senza dover aspettare o sperare nella volontà degli altri per realizzare le proprie idee o convinzioni.

venerdì 17 novembre 2017

Squat

Con il termine squat s'intende quell'azione volta ad occupare una proprietà pubblica o privata. Gli occupanti o squatters, compiono queste azioni per due ragioni principali: motivazioni economiche e/o politiche.
Il termine squatter - squatter (sku̯å′të) s. ingl. [der. di (to) squat «accovacciarsi» (a sua volta dal fr. ant. esquater «comprimere»), poi «occupare senza averne diritto»] - nel XIX secolo indicava i coloni inglesi che occupavano i territorî liberi dell'Australia senza averne titolo legale.
Le occupazioni di proprietà pubbliche e private si sono susseguite nel corso di tutta la storia dell’umanità. É quindi ben difficile stabilire con precisione il momento della nascita del movimento degli squatters.
§         In Italia le prime occupazioni dei cosiddetti CSOA (Centro Sociale Occupato Autogestito) nascono negli "anni '70", i primi a Milano, con lo scopo di contrastare l'alienazione della vita metropolitana, di promuovere informazione alternativa e controcultura e di sganciarsi dalle restrizioni dei partiti istituzionali.
Un momento drammatico della storia degli squat italiani si è verificato nel marzo del 1998, quando vengono arrestati a Torino tre squatters, Edoardo Massari, Maria Soledad Rosas e Silvano Pelissero, tutti accusati di ecoterrorismo. Dopo il suicidio di "Baleno" (soprannome di Edoardo Massari) e Soledad, Silvano Pelissero viene assolto dalle accuse, rivelatesi infondate, di appartenenza al fantomatico gruppo terroristico dei "Lupi Grigi".
§         In Francia, le prime tracce degli squatters risalgono alla Parigi del 1912, quando l’anarchico Georges Cochon e alcuni operai tappezzieri costituirono l’Unione Sindacale dei Locatieri. La stampa libertaria e les chansonniers (Charles d'Avray, Montéhus...) esaltarono le loro azioni che gli portarono ad occupare hotels, negozi, case e vari luoghi insoliti (la camera dei deputati, caserme, prefetture), divenendo molto conosciuti anche grazie ad un opuscolo pubblicato in «l'Humanité» tra il 17 novembre 1935 e il 17 gennaio 1936.
§         In Australia il termine squatters nasce in riferimento agli agricoltori che, pur non avendo alcun diritto legale, nel XIX secolo occupavano le pubbliche terre. Dal 1824 queste occupazioni sono state via via regolamentate, molte volte senza alcun successo. Purtroppo spesso questi "occupatori" si sono trasformati in grandi proprietari terrieri o in usurpatori dei territori degli aborigeni.
§         In Brasile, le occupazioni sono sempre state una necessità delle comunità più povere, obbligate ad "arrangiarsi" per trovare un tetto sotto cui riparsi. Le Comunità squatters brasiliane non sono altro che quelle che vengono chiamate favelas (es. la favela di Rocinha, Rio de Janeiro, è abitata da circa 500.000 persone, ma in tutto il Brasile si contano circa 25 milioni di persone che vivono nelle favelas). A San Paolo esiste un movimento, l’MSATC, che si prefigge lo scopo di agevolare le occupazioni di massa di case e di edifici abbandonati, utilizzando tutti i mezzi possibili (si avvalgono della collaborazione di avvocati che difendono gli occupanti sulla base della costituzione brasiliana che garantirebbe un tetto a ogni cittadino) per impedire lo sgombero. Esistono anche squatters rurali, come il movimento dei Sem-terra, fortemente osteggiato dalle autorità e dai capitalisti fondiari, che contano approssimativamente 1.5 milione di membri.
L’occupazione e l’autogestione di spazi pubblici (stabili abbandonati, ex fabbriche, ville, case sfitte, ecc.) sono giustificati dalla necessità di liberare degli spazi dall’influenza delle istituzioni e dei partiti. Le occupazioni si sono susseguite in varie città d'Italia, senza scopo di lucro, senza fini commerciali, senza mire partitiche, fino a diventare luoghi di abitazione di alcuni.
Nella quasi totalità dei casi gli occupanti sono impegnati nelle lotte dell'estrema sinistra, della sinistra extra-parlamentare e naturalmente degli anarchici. Sviluppano talvolta progetti legati anche alla diffusione di materiale ed informazioni anarchiche, sganciati però dalle logiche del profitto capitalistico. Gli infoshop sono un classico esempio di questi progetti.
Per riferirsi alle case occupate dagli anarchici spesso si usa la dicitura squat (e squatters per gli "occupanti"), preferita per differenziarsi dalla pratica degli altri centri sociali e per spiegare meglio il genere di lotta specifica che si porta avanti. È il sito web Tuttosquat che spiega il perché di questa scelta:
«Meglio la dicitura squatter anarchici... Abbiamo preso in considerazione il fatto che il termine squat viene usato in tutto l’occidente per indicare gli occupanti di case, dalla Francia, alla Svizzera, all’Inghilterra, alla Germania, agli Stati Uniti, all’Est. Non è una dissertazione sulle etichette ma il nostro modo di vedere le manipolazioni mediatiche rispetto ad un nome e alla dignità della pratica complessiva delle case occupate che investe più globalmente l’autogestione della vita e chiede la sovversione dell’esistente».

martedì 14 novembre 2017

Definizione minima delle organizzazioni rivoluzionarie

Definizione minima delle organizzazioni rivoluzionarie
Ovvero come riconoscere quelle che non lo sono
Considerando che l'unico fine di una organizzazione rivoluzionaria è l'abolizione delle classi esistenti attraverso una via che non comporti una nuova divisione della società, definiamo rivoluzionaria ogni organizzazione che operi con conseguenza per la realizzazione internazionale del potere assoluto dei Consigli operai, quale è stato abbozzato dall'esperienza delle rivoluzioni proletarie di questo secolo.
Una tale organizzazione o presenta una critica unitaria del mondo, o non è niente. Per critica unitaria intendiamo una critica pronunciata globalmente contro tutte le zone geografiche in cui sono installate le diverse forme di poteri socio-economici separati, e parimenti pronunciata globalmente contro tutti gli aspetti della vita.
Una tale organizzazione riconosce l'inizio e la fine del proprio programma nella decolonizzazione totale della vita quotidiana; non mira dunque all'autogestione del mondo esistente da parte delle masse, ma alla sua trasformazione ininterrotta. Essa conduce la critica radicale dell'economia politica, cioè il superamento della merce e del salariato.
Una tale organizzazione rifiuta di riprodurre al suo interno le condizioni gerarchiche del mondo dominante. L'unico limite della partecipazione alla sua democrazia totale è il riconoscimento e l'auto-appropriazione da parte di tutti i suoi membri della coerenza della sua critica: questa coerenza deve essere presente nella teoria critica propriamente detta, e nel rapporto fra questa teoria e l'attività pratica. Essa compie una critica radicale di ogni ideologia in quanto potere separato delle idee e idee del potere separato. Così essa è ad un tempo la negazione di ogni sopravvivenza della religione e dell'attualespettacolo sociale che, dall'informazione alla cultura di massa, polarizza; ogni comunicazione degli uomini intorno ad una ricezione unilaterale delle immagini della loro attività alienata. Essa dissolve ogni "ideologia rivoluzionaria" smascherandola come ratifica del fallimento del progetto rivoluzionario, come proprietà privata di nuovi specialisti del potere, come impostura di una nuova rappresentazioneche si erge al di sopra della vita reale proletarizzata.
Poiché la categoria della totalità è il giudizio ultimodell'organizzazione rivoluzionaria moderna, questa è infine una critica della politica. Essa deve esplicitamente mirare, con la sua vittoria, alla propria fine in quanto organizzazione separata.

ASSOCIAZIONE PER LA PROPAGAZIONE DELL'EPIDEMIA DI RABBIA CONTAGIOSA
Bologna, 23 settembre 1977


(Tratto dal pamphlet: Benvenuti nella città più libera del mondo)

mercoledì 8 novembre 2017

L’insurrezione selvaggia da Bedlam Rovers

I politici cercano in continuazione di prendersi cura dei lavoratori per migliorare le nostre condizioni. Il problema è che non li stanno mai ad ascoltare. Se lo facessero, capirebbero che in sostanza non vogliono lavorare, e non vogliono lavorare specialmente in un mondo come questo, né in qualsiasi altro programma di autogestione dei lavoratori. L’idea di autogestire la nostra schiavitù è ancor meno allettante dell’avere un nemico che fa schioccare la frusta. NOI sappiamo che l’industria non ci offre felicità né appagamento, perché ci viviamo dentro e perché l’abbiamo costruita. Questa storia dei politici di sinistra o dei sindacati che ci dicono che solo nelle fabbriche gestite dai lavoratori possiamo trovare la liberazione deve finire. Credete che la loro utopia eliminerà l’inquinamento e le sostanze tossiche prodotte dall’industria, l’abuso dei bambini e delle donne prodotto dal disprezzo che si prova per se stessi lavorando come bestie, e l’abuso di se stessi con droghe e alcol per riuscire a sopportare il lavoro o per essere più efficienti? A tutto questo la risposta è NO!
L’apparato industriale non può funzionare senza nocività. Contrariamente a quanto credono la maggior parte dei politici di ogni colore, non esiste una tecnologia eco-compatibile, il computer senza il quale non potete vivere non può essere fabbricato senza sostanze tossiche. Così, mentre liberate voi stessi, avvelenate anche l’aria che respirate e l’acqua che bevete, oltre a uccidere molte altre specie. Anche senza i capitalisti, il lavoro servile, duro, noioso, ripugnante continuerà ad esistere finché avremo bisogno di lavorare. Un’economia mercantile non può funzionare senza che la maggioranza delle persone continui a svolgere lavori di routine. Ora, se si crea un mondo in cui possiamo disporre di qualsiasi merce vogliamo: credete che la gente lavorerebbe meno? A quel punto lavoreremmo per la merce stessa, diventando quindi schiavi della merce e non più dei capitalisti. Non stiamo lottando per ottenere il nostro posto nella catena di montaggio e passare la vita lavorando. Non crediamo che gli esseri umani siano i razionali “eredi del pianeta”. I politici non hanno niente da offrire alla nostra rivolta quotidiana. Allora che cosa dobbiamo fare? Ci hanno fatto credere che per cambiare dobbiamo andare a destra o a sinistra. Fottetevene. La risposta è l’insurrezione selvaggia.

domenica 5 novembre 2017

Staccate la spina se volete la luce

“Se cerchi risultati differenti, non fare sempre le stesse cose”; così affermava Einstein quando voleva dire al mondo che le sue scoperte sono derivate dalla messa in discussione dei modelli scientifici secolari e delle convinzioni più radicate. Non fare sempre le stesse cose, altrimenti si ripetono inevitabilmente tutti gli errori e non si progredisce. Logico, no? Ora, immaginiamo un potente organismo di controllo e di diffusione del modello sociale, un organismo capace di nascondere o deviare la conoscenza di altri modelli, ci troveremo di fronte a una massa di governati (popolo) che non ha alcuna possibilità di pensare ad altro all'infuori di quello che già conosce e che viene costantemente propagandato, talmente propagandato che il modello dato in pasto alla massa diventa addirittura dogmatico. Siamo di fronte ad un'umanità storicamente plagiata, che da 3000 anni sbatte la testa alla ricerca della sua originaria libertà, ma che non può, non sa, o non vuole trovare, e le soluzioni che gli sembrano valide, quelle che il sistema gli vende a caro prezzo, risultano vane, fallaci, sono gli errori di sempre, la propaganda di sempre.
Quando una voce si alza a difesa di una vera soluzione, una voce che propone un modello-altro, l'aspetto dogmatico del paradigma imposto prende il sopravvento nelle coscienze plagiate, e produce nella massa un rifiuto esistenziale verso il modello-altro e anche verso colui che lo propone. I motivi di questo rifiuto sono molteplici, poiché l'inclinazione dogmatica di un pensiero si realizza attraverso l'impiego di molti strumenti, tutti inerenti alle tecniche di persuasione di massa. Cosa fare? Qual è il modo migliore per disingannare le coscienze plagiate e liberarle dall'unico modello che conoscono? Le risposte le abbiamo, ma per i motivi sopra descritti sono puntualmente e stoltamente attaccate dai più. Diciamo solo che la massa sta facendo il gioco del sistema, perpetuandolo inconsapevolmente, e quando se ne renderà conto rimpiangerà di aver fatto perdere così tanto tempo alla propria libertà. Poveri figli e nipoti. Quanto tempo ancora?