..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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giovedì 3 agosto 2017

Infrangere la complicità servile

"Vorrei solo riuscire a comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante nazioni a volte, sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha potere di nuocere se non in quanto viene tollerato. Da dove ha potuto prendere tanti occhi per spiarvi se non glieli avere prestati voi? Come può avere tante mani per prendere se non è da voi che le ha ricevute? Siate dunque decisi a non servire più e sarete liberi".
Etienne. De La Boétie: "Discorso sulla servitù volontaria", 1576.

Sono trascorsi diversi secoli dalla pubblicazione di quest'opera ma la sua attualità rimane sorprendente. La maggioranza dell'umanità continua a tollerare la propria oppressione da parte di un pugno di uomini che si ergono padroni del pianeta. Com'è possibile questa situazione? Eppure il rapporto numerico tra oppressi e oppressori e decisamente a favore dei primi che potrebbero sbaragliare i secondi smettendo semplicemente di obbedire.
La semplicità di questa considerazione suscita pero una serie di risposte sufficienti a compilare decine di trattati. Non è certamente questa la mia intenzione che desidero soltanto proporre delle riflessioni.
L'attuale momento storico sembrerebbe propizio per un cambiamento radicale della società e in generale dell’esistente. Crisi profonda del post capitalismo con relativi dissesti e speculazioni finanziarie, indebitamenti degli stati, voragini dei bilanci delle amministrazioni pubbliche (regioni e comuni), evidente inaffidabilità della classe politica e istituzionale (occupata generalmente in gigantesche operazioni truffaldine), aumento della disoccupazione e della povertà etc... L'elenco è lungo e inquietante; a questo si deve aggiungere il veloce esaurimento delle risorse naturali a fronte di un aumento demografico vertiginoso.
Dinnanzi al peggioramento complessivo delle condizioni di vita di miliardi di individui le rivolte sociali in aria non sono sufficienti a trasformare l'esistente. Questo accade perché chi decide di rompere le catene costituisce numericamente una minoranza e poi perché la sua lotta ha spesso un carattere riformista. Nel migliore dei casi viene sostituito un governo con un altro dopodiché ritorna la pace sociale; il potere statale ed economico rimane illeso.
Questo fenomeno fa pensare che i più considerano il dominio una realtà necessaria, legittimata dalla sua plurimillenaria esistenza. È innegabile che nel corso dei millenni l'umanità abbia subito un profondo condizionamento culturale dei poteri (imperiali, monarchici, statali. economici, religiosi, tecnologici ...) e liberarsi da questo fardello non è un'operazione semplice e immediata. La libertà di pensiero e d'azione suscita in molte persone il timore (e spesso l'angoscia) delle proprie responsabilità esistenziali. Meglio forse rimanere vincolati saldamente ad un sistema gerarchico e autoritario dove l'abitudine alla delega ci deresponsabilizza così possiamo continuare a vivere tranquilli nella nostra nicchia sperando in un potere comprensivo e in un dio generoso pronto a proteggerci dalle sofferenze (e che salvi la nostra anima dopo la morte). E poi possiamo esercitare il nostro potere sugli altri individui e ricavare forse qualche briciola in più da quelle elargite dai nostri padroni. Alla fine c'è posto per tutti nella grande piramide del dominio, basta accettare (e subire) le sue leggi, eseguire i suoi ordini, seguire i suoi "consigli".Farsi educare docilmente dalla famiglia e dalla scuola oppure dal carcere se usciamo dalla retta via.
Abbiamo anche la possibilità di esprimere con il voto la nostra preferenza nei confronti dei nostri prossimi sfrutta:ori. Come chiamare coloro che si .accomodano sui gradini di questo edificio mostruoso se non con il nome di complici? Al pari del dominio la complicità servile è nemica della libertà, dell'anarchia. In quale maniera possiamo combatterla e demolirla?
Innanzitutto seminando nel nostro cammino quotidiano il pensiero e l'azione antiautoritaria, costruire molteplici esperienze autogestionarie individuali e collettive, educare alla libertà, all'azione diretta e al rispetto profondo per il vivente, lottare per liberarlo dall’ingerenza della civiltà tecnologica. Espandere la nostra attività ribelle e refrattaria nella grigia società omologata, essere una torcia nella notte della rassegnazione, una deflagrazione creativa nel silenzio del nulla.
Nella grande piramide (tecnocratica) si stanno aprendo numerose crepe. Che la nostra azione liberatrice la sgretoli del tutto!