..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

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domenica 20 agosto 2017

Il varco

“Proprietario del mio potere sono io stesso, e lo sono nel momento in cui so di essere unico. Nell'unico il proprietario stesso rientra nel suo nulla creatore, dal quale è nato. Ogni essere superiore a me stesso, sia Dio o l'uomo, indebolisce il sentimento della mia unicità e impallidisce appena risplende il sole di questa mia consapevolezza. Se io fondo la mia causa su di me, l'unico, essa poggia sull'effimero, mortale creatore di sé che se stesso consuma. ”
Max Stirner: “L' unico e la sua proprietà”

A volte mi piace paragonare l'esistente ad un'ampia strada circolare senza sbocchi laterali. Penso con tristezza alle stagioni del vivere che si susseguono con una prevedibilità sconcertante resa ancora più squallida (e spesso dolorosa) dalle consuetudini sociali e dagli artigli del dominio. L'azione nefasta di entrambi comprime costantemente le pulsioni e i desideri dell'individuo che viene obbligato a percorrere un unico tracciato. Attraverso le lunghe gallerie dell'educazione, della famiglia, della religione, del lavoro e del diritto etc... si cerca di modellare l'unicità dei viventi sino a ridurli a materiali inerti privi di stimoli creativi e di capacità di azione. L'espansione epidemica della tecnologia ha alterato la percezione del reale sostituendosi con una vasta dimensione spettacolare.
Lo spontaneo incedere dell'io viene bloccato in un ruolo mistificante. Il potere organizza, attraverso il consenso sociale, lo svuotamento dell`autenticità egoistica trasformandola in un simulacro. Ecco profilarsi il presupposto della “lievitazione” della massa industrializzata, obiettivo ultimo di ogni sistema politico autoritario. Come evadere allora da questo perverso circuito? La consapevolezza della potenzialità dell'io e della sua finitudine incentiva il desiderio di appropriarsi del presente e di goderlo, di consumarlo senza remore. Non bisogna proiettarsi in un futuro “magnifico” fondato sull'attesa messianica di un'umanità liberata. La nostra unicità esige fin da ora la fruizione del mondo, pretende di assaporare la linfa vitale che fluisce nell'attimo irripetibile. Ostacolo a tutto questo rimane pertanto la malattia specificatamente umana chiamata dominio, cancro abnorme che assimila la nostra energia primigenia. Sottrarsi a questo parassita letale è la reazione necessaria per continuare a vivere. Questo atto preferisco chiamarlo rivolta. É l'espandersi orgoglioso dell'io che sboccia nel gesto liberatorio di spezzare le catene, di abbattere il muro della prigione, di aprire al fine un varco e di respirare profondamente il profumo di un nuovo giorno.