..............................................................................................................L' azione diretta è figlia della ragione e della ribellione

Translate

martedì 8 agosto 2017

Etienne de la Boétie, un attualissimo politico anarchico del XVI secolo

Etienne de la Boétie a sedici anni scrive il 'Discorso sulla servitù volontaria', un testo che l'editoria contemporanea ha riscoperto e sta ristampando. Noi anarchici lo conosciamo da sempre perché le sue parole risuonano vivide nella coscienza di tutte le persone, di tutte le epoche.
Non ci dilunghiamo nella biografia, diciamo solo che è stato un diplomatico francese, laureato in Giurisprudenza, consigliere al parlamento di Bordeaux dove rimane per soli quattro anni perché non sopportava la politica di quei despoti corrotti e corruttori e dalla violenza delle leggi fratricide: segno di un'evidente sua coscienza libertaria. Muore giovanissimo per malattia. Il testo di cui ci apprestiamo a parlare fu fonte di ispirazione anche per i propositori della Rivoluzione Francese.
Ma cosa dice di tanto importante Etienne de la Boétie? Egli prende in analisi l'autorità dei governi (si noti il plurale) e anche il rapporto che si viene a creare tra lo Stato e i cittadini, un rapporto in cui il popolo è sempre posto in condizione di schiavitù e tale schiavitù è per giunta volontaria. Il cittadino, per vari motivi che vedremo, non si accorge neppure di essere egli stesso il fautore della propria servile condizione. Boétie ribalta la concezione stessa della politica comunemente accettata secondo cui è il tiranno che impone dapprima il suo bastone. Non è così. E' il popolo che accetta di essere sfruttato. Ma vediamo perché e come.
«è davvero sorprendente, e tuttavia così comune che c’è più da dispiacersi che da stupirsi nel vedere milioni e milioni di uomini servire miserevolmente, col collo sotto il giogo, non costretti da una forza più grande, ma perché sembra siano ammaliati e affascinati dal nome solo di uno, di cui non dovrebbero temere la potenza, visto che è solo, né amare le qualità, visto che nei loro confronti è inumano e selvaggio. […] Quale vizio, o piuttosto, quale disgraziato vizio? Vedere un numero infinito di persone non obbedire, ma servire?»
In buona sostanza, Boétie ci vuole dire che è sufficiente desiderare di essere liberi per liberarsi veramente dal giogo dei governi. Ma questo desiderio non c'è perchè i popoli vengono ingannati, ammansiti, imboniti, illusi, divisi in fazioni, gerarchizzati. Lo Stato con i suoi governi viene fatto percepire come una sorta di religione a cui si deve credere a priori e ciecamente. E questo credo, costruito attraverso una propaganda autoreferenziale fin dalla tenerissima età, deve essere l'unico, nonché la sola entità veramente autorevole-autoritaria per il popolo, come un dio michelangiolesco, vigoroso, potente. In questo clima di propaganda costante, ogni idea di libertà viene fatta letteralmente dimenticare, il popolo non sa più cosa sia la libertà.