Sin da quando era anarchica, Anna
Kuliscioff diede grande importanza alla causa della discriminazione della
donna. D'altronde, il logoramento del rapporto con Andrea Costa fu ingenerato
proprio dalla gelosia del compagno (Anna aveva un buon rapporto con Carlo
Cafiero e Costa ne era molto geloso), che mal tollerava la sua emancipazione.
Ciò fu causa di numerosi conflitti che poi portarono alla separazione della
coppia. Alla gelosia di Costa e alla tendenza degli uomini a vedere la propria
donna come un oggetto di loro proprietà, Anna risponde così: «Io alla fine vedo una cosa: agli uomini come
sempre è permesso tutto, la donna deve essere di loro proprietà. La frase è
vecchia, banale, ma ha le sue ragioni d’essere e l’avrà chissà per quanto tempo
ancora».
Quando poi giunge a Milano, entra in
contatto con le principali esponenti del femminismo cittadino (Anna Maria
Mozzoni, Paolina Schiff e Norma Casati), che nel 1882 avevano fondato la Lega
per gli interessi femminili. Da questo momento in poi, la sua lotta femminista
assumerà un carattere sempre più netto e marcato, che culminerà con
l'intervento al Circolo filologico di Milano il 27 aprile 1890 intitolata Il
Monopolio dell'uomo. La Conferenza da lei tenuta quel giorno può essere
considerata il “Manifesto della questione femminile italiana” che pone sotto
una nuova luce, anche per gran parte dei socialisti del tempo, la questione
della subordinazione femminile nella società e nella famiglia, negando che sia
un fatto naturale antropologico. Solo il lavoro sociale, retribuito AL PARI
dell'uomo, può portare la donna alla conquista della libertà, della dignità e
del rispetto; senza questo il matrimonio non fa che umiliarla in un dramma che
le toglie la dignità e l'indipendenza. Netto è il suo distacco dal “femminismo“
che considera un fenomeno borghese. Continuando anche nella sua attività in
favore del socialismo, Anna si scontra sulla questione femminile con il
compagno Filippo Turati e con altri esponenti dell'area marxista: «L'esperienza di altre e molte donne che si
alternarono a deviare dal binario tradizionale la vita femminile in genere, e
soprattutto l’esperienza mia propria, m’insegnarono che, se per la soluzione di
molteplici e complessi problemi sociali si affacciano molti uomini generosi,
pensatori e scienziati, anche delle classi privilegiate, non è così quanto al
problema del privilegio dell’uomo di fronte alla donna».
Quando all'inizio del novecento si
sviluppa un dibattito intorno alla richiesta di estendere il diritto di voto a
tutti gli uomini, l'ex-anarchica si batte per estenderlo anche alle donne. E
quando il compagno Turati difende la posizione dei socialisti perché «la ancora
pigra coscienza politica di classe delle masse proletarie femminili», Anna
replica su Critica sociale: «Direte,
nella propaganda, che agli analfabeti spettano i diritti politici perché sono
anch'essi produttori. Forse le donne non sono operaie, contadine, impiegate,
ogni giorno più numerose? Non equivale, almeno, al servizio militare, la
funzione e il sacrificio materno, che da’ i figli all’esercito e all’officina?
Le imposte, i dazi di consumo forse son pagati dai soli maschi? Quali degli
argomenti, che valgono pel suffragio maschile, non potrebbero invocarsi per il
suffragio femminile?».
Il 7 gennaio del 1912 Anna Kuliscioff
fonda la rivista bimestrale «La Difesa delle Lavoratrici», che dirigerà per due
anni insieme a Carlotta Clerici, Linda Malnati e Angelica Balabanoff.
Anna Kuliscioff muore il 29 dicembre 1925 a Milano. Durante il funerale alcuni fascisti si scagliarono contro le carrozze del corteo funebre che si dirigeva verso il Cimitero Monumentale di Milano.
Anna Kuliscioff muore il 29 dicembre 1925 a Milano. Durante il funerale alcuni fascisti si scagliarono contro le carrozze del corteo funebre che si dirigeva verso il Cimitero Monumentale di Milano.