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sabato 25 agosto 2012

Andrea Salsedo morte “accidentale” di un anarchico

Tutti ricordano la tragedia di Sacco e Vanzetti, ma nessuno il suo prologo. Quando la sera del 5 maggio 1920, sul tram diretto a Broklton, la polizia americana ferma i due anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, tra gli effetti personali dei due viene rinvenuto un volantino invito in cui si annuncia un comizio di Vanzetti. Motivo del comizio, spiega il volantino, denunciare le gravissime responsabilità della polizia nella morte, avvenuta 3 giorni prima, dell’editore anarchico Andrea Salsedo.
Il comizio non si terrà mai più e per Sacco e Vanzetti comincia il lungo calvario che li consegnerà alla storia. Non così per Andrea Salsedo, la cui vicenda,forse ancor più emblematica, verrà presto dimenticata dall’opinione pubblica americana distolta, proprio dai tumultuosi sviluppi del caso Sacco-Vanzetti.
Andrea Salsedo nacque a Pantelleria, una cittadina eretta su un omonimo isolotto annesso alla provincia di Trapani (in Sicilia), il 21 settembre 1881. Sin da ragazzo si interessa di politica e già a tredici anni è vicino ai movimenti politici riformisti dell'isoletta siciliana.
La sua vita cambia con la frequentazione del Circolo Sociale fondato dall’anarchico Luigi Galleani, che all’epoca si trovava a Pantelleria in quanto confinato politico. Andrea Salsedo è uno dei più attivi militanti del Circolo, ubicato nella contrada Velcimursà (la casa dove sorgeva il circolo era stata donata al Galleani dalla famiglia Valenza), nel quale molti giovani del posto si ritrovano a discutere di politica, anarchia e radicalismo sociale.
Dopo aver frequentato le scuole tecniche, per qualche tempo Salsedo trova lavoro come scrivano nella locale pretura, dalla quale però viene licenziato non appena si scopre la sua militanza anarchica. L’11 novembre 1900 subisce un primo processo, senza conseguenze, per una lettera pubblicata sull’«Avvenire Sociale» di Messina. Durante le elezioni amministrative del 1902 si impegna attivamente nella campagna astensionista, affiggendo manifesti sui muri delle case di Pantelleria. Collabora inoltre con il periodico «La Falange» di Marsala-Mazara, fatto chiudere d’autorità dopo soli quattro numeri il 30 gennaio 1904.
Vissuto per un breve periodo a Tunisi, Andrea Salsedo emigra negli Stati Uniti d'America in cerca di fortune. Giunto a New York intorno al 1910, cerca e trova immediatamente il contatto con il movimento anarchico statunitense.
Nella "grande mela" si trova anche il suo amico Luigi Galleani, al quale l'anarchico siciliano darà una mano d'aiuto per la nascita di «Cronaca Sovversiva», una rivista anarchica indirizzata principalmente alla comunità italo-americana. Per la celebre rivista Salsedo scrive alcuni articoli, inoltre si impegna alacremente nel campo sindacale e in quello editoriale propagandistico.
La sua attività non passa inosservata alle autorità americane, il Dipartimento di Giustizia Americano include il suo nome in una lista di sovversivi anarchici fuggiti in Messico per evitare la chiamata alle armi. Oltre a lui, nella lista ci sono nomi altri conosciuti: Roberto Elia, Luigi Galleani, Bartolomeo Vanzetti, Nicola Sacco e molti altri.
A quell'epoca negli States si viveva un clima di fobia verso tutto ciò che era vagamente assimilabile al comunismo. Si temeva infatti il contagio della rivoluzione russa e si riteneva che il pericolo potesse giungere soprattutto dagli immigrati più politicizzati. Gli anarchici, pur non essendo bolscevichi, venivano perseguitati dalle autorità americane grazie a strumenti legislativi come la Anarchist Exclusion Act, che permetteva anche la deportazione degli immigrati anarchici verso il loro paese d'origine.
Subito Andrea si lancia nel calderone della lotta sindacale; lotta che in quel momento, vede il sindacato più radicale, gli “International World Workers” i cosiddetti “Wobblies”, porre sul tappeto anche il problema dei diritti politici degli “indesiderables” italiani. Oltre a collaborare con i suoi scritti alla rivista “Cronaca sovverviva” diretta da Galleani, Salsedo trova il tempo per diventare editore in proprio, pubblicando i testi degli autori anarchici preferiti. Nel 1919 dà corpo al suo sogno di sempre, fondando e pubblicando la rivista inarco-sindacalista “Il domani”; ma intanto in America si respira un clima di intolleranza contro gli stranieri soprattutto italiani. Sono i ruggenti ani ’20 americani. Il sindacato dei “Wobblies” viene sciolto, vengono chiuse decine di redazioni di giornali e circoli di opposizione.
Gli agenti dei servizi segreti seguono con attenzione tutti coloro che gravitano intorno a Luigi Galleani: Salsedo è uno di questi. Il 25 febbraio 1920, non appena rimesso piede in suolo americano, Andrea Salsedo e Roberto Elia vengono arrestati per essere interrogati riguardo ad alcuni opuscoli dal titolo Il Piano e le Parole.
L'anarchico pantesco è trattenuto forzatamente per otto settimane consecutive negli uffici dell'FBI al quattordicesimo piano del Park Row Building. Non gli viene permesso di telefonare alla famiglia, agli amici o ad un avvocato; secondo una testimonianza di un altro prigioniero viene ripetutamente interrogato e picchiato.
La notte del 2 maggio 1920, appena tre giorni prima dell'arresto di Sacco e Vanzetti, avviene la tragedia. Il corpo di Salsedo vola da una finestra del 14° piano di Park Row Building e si sfracella sul marciapiede sottostante. Suicidio, dichiara subito la polizia americana. Salsedo è stato “suicidato”, è la tesi che subito circola negli ambienti democratici. Tesi sostenuta da buona parte della stampa liberale e gridata in faccia ai giudici da Vanzetti nel corso del famoso processo.
Il caso sarà dall’FBI archiviato come suicidio ma appare certo che fu scaraventato a terra durante un interrogatorio. Il suo caso è tragicamente analogo a quello del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, morto innocente nei locali della questura di Milano nel 1969, dopo la strage di Stato di piazza Fontana).

In ricordo di Salsedo, nella commedia Morte accidentale di un anarchico, scritta da Dario Fo per denunciare l’omicidio di Stato dell’anarchico Giuseppe Pinelli, l’autore utilizza il nome di Salsedo per evitare rischi di censura.